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A nord ovest tra gli Azeri / 3 - Il Nord, Tabriz e Teheran

23 ottobre

Partenza da Jolfa dopo colazione, e dopo aver pagato l’albergo. Amhed ci porta a Marand per 500.000 rial.

Ci troviamo in una piazza alla periferia di Marand, e ci vogliono un po’ di telefonate perchè Amhed e Soulmaz trovino l’esatto punto di incontro:-)

Finalmente ce la facciamo! Ad accompagnare Soulmaz c’è una sua simpatica amica, Mariam, che è anche proprietaria dell’auto e che ci ospiterà a casa sua, in un palazzone nuovo della periferia di Marand.

In casa siamo accolti festosamente dalla mamma e dalla sorella di Mariam. Con loro, vivono anche i nonni anziani, che hanno discrete difficoltà di movimento.

Marand non è affatto una città turistica, quindi non ne troverete traccia sulle guide. Ma è una città iraniana “vera” e di discrete dimensioni, e questo per noi ha rappresentato un ulteriore elemento di interesse.

La moschea, ad esempio, è molto bella e suggestiva.

Visitiamo una serie di grotte scavate nel tufo, da cui si gode un bel panorama sulla città e, nel pomeriggio, un vecchio caravanserai che si sta trasformando in hotel.

Girando per il bel bazar, nel tardo pomeriggio, diventiamo ovviamente attrazione per tutti coloro che capiscono che siamo stranieri, visto che siamo una autentica rarità: studenti e persone di ogni età, curiosissime come sempre di scambiare con noi in inglese qualche opinione sul paese e su di loro…


24 ottobre

Oggi, con Mohamed come autista, puntiamo a nord. Andiamo fino a Maku, a pochi km dal confine con Turchia, Armenia ed Azerbaijan, che è avvolta dalle montagne ed è praticamente infossata in un gigantesco canyon. Dalla sua periferia torreggia imponente il monte Ararat, che si trova in Armenia ma si mostra ai paesi confinanti con la sua mole.

Andiamo a visitare la villa novecentesca, in stile occidentale e con bei giardini, di un famoso comandante azero. Poi, nei pressi della città, resti di fortificazioni e grotte che guardano l’Ararat.

Inizia poi un infinito, faticoso viaggio (interrotto da un rapido pranzo) verso la bellissima chiesa medievale e ortodossa di San Taddeo (Qareh Kalisa), relativamente vicina a Maku ma alla quale, inspiegabilmente, arriviamo verso il tramonto. Il che la rende ancora più suggestiva e spettacolare.


25 ottobre.

Oggi abbiamo chiesto a Soulmaz di portarci a Tabriz, da dove prenderemo il volo il pomeriggio per Teheran: sappiamo che è una città colma di cose interessanti, e che ha uno dei più antichi e bei bazar del paese, e ci spiace perderla del tutto. Ci andiamo con Mohamed, ovviamente, che oltre che da autista ci fa da guardia del corpo, e con la mamma di Mariam.

Tabriz sarà nel 2018 “capitale del turismo islamico”, e questa “qualifica” appare un po’ ovunque su manifesti e scritte, un po’ come se si tenessero le Olimpiadi.

Prima visitiamo l’originale Mausoleo dei Poeti, una costruzione modernissima dedicata al poeta principale della città, Ostad Sharyhar. Poi la Casa della Costituzione, dedicata alla Rivoluzione Costituzionale del 1906, che esplose proprio a Tabriz: che assomiglia ai musei “rivoluzionari” di tutto il mondo, e nello specifico mi ricorda quello dell’Avana.

Visitiamo una moschea, che non è la famosa Blu, un paio di case di inizio ‘900, che ci ricordano molto l’architettura nostrana, vediamo un paio di ponti seicenteschi, purtroppo non valorizzati come quelli di Isfahan, e poi ci gettiamo nel bellissimo e immenso bazar (di cui è difficile trovare sia l’ingresso che l’uscita, come dice la guida:-)), dove passiamo parecchio tempo.

Il momento più bello è quando Mohamed si infila in un cunicolo misterioso che si rivela, al fondo di un sottoscala, una minuscola casa da tè. Li ci sediamo a chiacchierare con un gruppo di iraniani curiosissimi di noi e dell’Italia. Il tempo sembra fermarsi, e il tè è buonissimo.:-)

Ad un certo punto, una signora col chador si indigna perché fotografiamo una bottega abbastanza caratteristica e disordinata. Soulmaz reagisce e ne nasce un alterco abbastanza eccitato. Il tipo della bottega, in realtà, sorride divertito e senza alcun problema alla macchina fotografica.

Prima di farci portare all’Aereoporto, resta il tempo per andare a berci un tè in un luogo simbolo di Tabriz, il Parco Elgoli. Un Parco fresco e piacevole, con al centro un laghetto con la ricostruzione di un palazzo dell’epoca Qajar, la cui particolarità è quella di essere il ritrovo di tutta la gioventù della città. Molta di essa si accorge infatti degli estranei, e tra timidezza ed entusiasmo ci vengono estorte una quantità incredibile di foto insieme.

Nell’arrivo al Parco Mohamed litiga con un vecchietto che vende sigarette, ed occlude senza ragione un posto auto…Mohamed, senza troppi complimenti e con una raffica di insulti persiani, gli sposta il carretto!

Poi si va di corsa all’aereoporto, dove purtroppo giungono i momenti dei saluti tristi e degli arrivederci…salutiamo Soulmaz, la mamma di Mariam e Mohamed…sono stati gentilissimi!

All’aeroporto di Tabriz, in attesa del volo per Teheran, conosciamo una bella ragazza della capitale che è medico.

Chiacchieriamo ovviamente sul tema del velo: è a conoscenza dell’iniziativa del “velo bianco il mercoledì”, promossa da associazioni internazionali: ma evidentemente è un tema “da stranieri”, che non ha particolare seguito nè conoscenza nel Paese.

Arrivati a Teheran, ci prenota un passaggio con l’App Snapp, che in Italia equivarrebbe a Zego e permette di ottenere passaggi in auto dai privati.

Per un nostro errore l’indirizzo che forniamo è sbagliato, e l’autista si incazza per telefono con la nostra povera nuova amica, ma poi accetta comunque di portarci a destinazione per 255.000 rial (un’ora di viaggio per meno di 7 euro…). Nel lungo viaggio dall’aeroporto di Marabad ai quartieri orientali, ci rendiamo di nuovo conto di quanto sia enorme Teheran!

Morvarid, la sorella di Mariam, ed i suoi genitori (Abudllah e Sedireh), nonostante sia sera inoltrata, ci attendono con una ospitalità impressionante.

Dopo averci fatto sistemare nella loro bella casa al terzo piano, ci offrono frutta e dolci, e poi una splendida cena con kebal fatto sul momento da Abdullah.

Morvarid ha 17 anni ed è bella ed esuberante: non so se rappresenti la gioventù iraniana della classe media, ma a noi impressiona. Se la cava con l’inglese, e sta frequentando una scuola italiana a Teheran. Suona bene un paio di strumenti tradizionali persiani, a corda e percussione, fa arti marziali, si nutre di musica attraverso i canali turchi che trasmettono video musicali dai modelli puramente occidentali (e donne dai capelli sciolti e senza velo).

Sia Morvarid che i suoi genitori sono gentilissimi e dolci.

Dopo cena,usciamo a fare quattro passi per il quartiere, che è residenziale e tranquillo, pieno di verde, e non sembra affatto diverso da quello delle nostre città (anzi, forse è più sicuro…)

Morvarid ci porta a vedere (da fuori) la casa di Ahmadinejad, presidiata dalla polizia, con il suo gippone Nissan bianco con le barre anteriori anti alci parcheggiato davanti. All’ex Presidente (2004–2013), che si dice sia stato arrestato dopo gli ultimi moti popolari di dicembre 2017, piacciono evidentemente ancora gli stessi veicoli, come dimostra questa famosa foto dell’epoca in cui era in carica.


26 ottobre

Questa mattina abbiamo chiesto a Morvarid ed ai suoi genitori di poter visitare il recentissimo “Museo della Rivoluzione Islamica e della Guerra Santa”, e loro — dopo una deliziosa colazione — ci accompagnano con la loro Peugeot bianca, tenuta con sacralità.

Il Museo si trova in un edificio modernissimo, molto vasto, e ci ricorda come impostazione il Museo della Seconda Guerra Mondiale di Danzica.

E’ indubbiamente un museo “di parte”, che racconta la Rivoluzione e la Guerra con l’Iraq dal punto di vista esclusivo del regime, ma non per questo è meno interessante e coinvolgente. La retorica del martire permea le prime sale, colme di effetti personali di personaggi simbolo della Rivoluzione e della Guerra, nonchè di manichini molto verosimili e di rappresentazioni 3d.

Il racconto della rivoluzione esclude ovviamente le componenti che ne furono cancellate, dopo il primo percorso comune, dal Partito della Rivoluzione Islamica di Khomeini.

Gli ambienti dedicati alla guerra sono emotivamente coinvolgenti e scenograficamente complessi. Si può percepire con esattezza e realismo il bombardamento di un pacifico villaggio iraniano, in un locale che restituisce un’esperienza sensoriale completa; si vaga tra complessi industriali bombardati e scuole distrutte.

Mine e kalashnokov sono usati per installazioni stupefacenti e moderne. Moltissimi i dati che dimostrano quanto fosse impari la lotta tra l’Iran, aggredito e quasi solo, e la immensa platea degli alleati di Saddam Hussein.

Spettacolare il corridoio dedicato alla informazione di quel tempo (con i giornali internazionali) e alla “vittoria” proclamata dall’Iran nel 1988.

Fuori dal grande palazzo, un vasto spazio è dedicato ai mezzi militari di ogni dimensione, incluso un razzo:-)

Dopo la lunga visita, che dura ore, usciamo a bere il te nel giardinetto di fronte.

Nel pomeriggio, ci spostiamo in uno dei grandi parchi , molto bello e occidentale, nella periferia nord di questa immensa e sempre più affascinante capitale.

Molta acqua, molto verde, molti attrezzi ginnici…


27 ottobre.

E purtroppo, anche questo secondo, splendido viaggio persiano è giunto al termine.

Facciamo un’ultima, indimenticabile colazione, poi tutta la famiglia ci accompagna a quello che è stato il nostro punto di partenza, l’aeroporto IKA.

Restano con noi fino all’ultimo…e poi nulla, ci tocca lasciarci, con immensa commozione e grandissimo dispiacere, e la certezza che torneremo, torneremo ancora!

Il decollo per Istanbul avviene nel pomeriggio.

E quando il Jumbo della Turkish stacca le sue ruote dalla pista, è come se un pezzo del nostro cuore fosse rimasto a terra e chiedesse al resto di tornare indietro…

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