top of page

Iran al cinema: "Atomic falafel" (2015)

Aggiornamento: 8 gen 2019

Questa volta parliamo di cinema e di Iran.


La locandina inglese del film

Mettiamo le mani avanti: non abbiamo alcuna intenzione di fare concorrenza al blog Cinemairaniano, che è il riferimento assoluto in quel campo!


Quello che vogliamo segnalarvi è infatti un film israeliano, che ha al centro della sua trama proprio gli attuali (pessimi) rapporti tra i due paesi.

Il film si intitola “Atomic Falafel”, del regista israeliano Dror Shaul: è uscito nel 2015, ha vinto un premio ad un festival internazionale ed è visibile su Netflix (in lingue originali – israeliano, farsi, inglese - e sottotitoli in italiano).


Il film è una commedia surreale e divertente, la cui trama è spudoratamente antimilitarista: il Ministero della Difesa Israeliano, venuto a conoscenza che l’Iran sta predisponendo dei missili per colpire il paese, approva un piano segreto per anticipare l’attacco e colpire l’Iran con altrettanti ordigni nucleari. A far saltare i bellicosi progetti ci penseranno l’incompetenza grottesca ed esilirante dei militari di entrambi i paesi, ma soprattutto il deciso sabotaggio di due giovani israeliani e di una rapper iraniana, usando i social, e di una curiosa coppia formata da una affascinante venditrice di falafel e dal componente tedesco e naif della Agenzia dell’Energia Atomica.

Qualche critico ha definito il film una sorta di “Dottor Stranamore” alla israeliana.

Il film è una coproduzione Israele-Germania-Nuova Zelanda: nonostante gli sforzi durati più di cinque anni, il regista non è riuscito a far si che il film fosse finanziato anche dagli iraniani.

La scena iniziale rappresenta lo Stato Maggiore israeliano che, in un bunker, definisce il piano di attacco, e già qui i personaggi risultano grotteschi; il capo dell’Intelligence ha subito così tanti interventi in seguito a missioni di guerra e ha così tanti chiodi in corpo da essere diventato una antenna umana, quindi è tormentato dalle interferenze; il brigadiere generale è un pazzo guerrafondaio, che continua ad esibire modelli di razzi e missili sempre più grandi; il Ministro della Difesa è un incompetente e il comandante delle operazioni, che ha perso un occhio in guerra, cerca disperatamente di tenere in piedi una organizzazione che si rivelerà catastrofica.

Il piano è molto stringente: approntato il codice per il software e le armi, resteranno solo 88 minuti per colpire l’Iran prima che l’Iran colpisca a sua volta Israele.

Intanto, arriva in Israele, per una ispezione, la Agenzia dell’Energia Atomica, che viene subito contestata a pomodorate. Ne fanno parte inoffensivi ispettori europei di mezza età, ed un giovane tedesco (Oliver) arruolato esclusivamente per la sua sensibilità allergenica alla presenza dell’uranio.



Le autorità portano la commissione in una fabbrica tessile dismessa spacciata per centro di ricerca nucleare, ma il tedesco non si fa ingannare.

Nel villaggio in cui si svolge l’azione, in cui esiste davvero il centro in cui gli israeliani stanno preparando le armi nucleari per l’azione, lavora una giovane e bella vedova di guerra, Mimi, che con sua figlia Nofar vende falafel alle truppe usando un furgone attrezzato.



Tra l’ispettore tedesco e Mimi scoppia immediata la passione, vista con piacere da Nofar.

Nofar, 15 anni, ha un problema a scuola; le viene richiesto di portare l’albero genealogico della sua famiglia, ma poiché suo padre era un ebreo iraniano, non sa come recuperare le informazioni. Entra in contatto via social con una coetanea iraniana e rapper, Sharareh, che si offre di aiutarla. Tra l’altro la ragazza abita a Natanz, dove l’Agenzia deve fare la successiva ispezione.

L’esercito israeliano, intanto, non sa come liberarsi dell’ispettore tedesco: il resto della Commissione è già volato in Iran, a Natanz dove è stato accolto allo stesso modo dalle proteste della gente, ma lui rimane nel villaggio per amore di Mimi e perché è determinato a scoprire dove gli israeliani producono le armi nucleari.

Nel frattempo, un giovane soldato ebreo neozelandese sta scrivendo il software per l’attacco nucleare. In modo rocambolesco, il cd con la parte finale del software finisce nelle mani di Nofar e Meron, il ragazzo smanettone ed hacker che è innamorato di lei.

L’esercito israeliano, che vede il piano compromesso, fa di tutto per rientrare in possesso del software, tra minacce e promesse (la promozione per Nofar, la pensione ed il risarcimento per Mimi), e consente al tedesco di restare dandogli la cittadinanza, purchè accetti immediatamente di farsi circoncidere.



Dopo alcune vicissitudini l’ispettore raggiunge la commissione a Natanz, ed a accompagnarlo nell’ispezione a quella che sembra una semplice scuola è il padre di Sharareh, che è un funzionario governativo. Ma sotto l’edificio c’è un laboratorio nucleare, e l’allergia di Oliver esplode con virulenza. Il padre di Sharareh porta Oliver a casa sua, casa che si riempie ovviamente di Guardiani della Rivoluzione.

Il tempo ormai sta per scadere: tutto lo Stato Maggiore israeliano è a casa di Mimi e Nofar, incluso il Ministro della Difesa pronto a schiacciare il vistoso pulsante rosso che darà il via all’attacco: intanto anche il capo delle Guardie Rivoluzionarie è a casa di Sharareh, anche lui con pronto a schiacciare il pulsante rosso.

Nofar e Sharareh riescono via social a riconnettersi, e così le due parti si trovano faccia a faccia sugli schermi dei computer delle ragazze. Oliver si inserisce e pronuncia un vibrante discorso sulla pace, che Meron riesce a far trasmettere in diretta mondiale.

A questo punto, vince la ragionevolezza: il Ministro e il capo dei Pasdaran si parlano e si riconoscono, e ammettono di non avere alcuna ragione sensata per distruggere l’altro e il relativo paese.

Il lieto fine sembra garantito, ma appena si spengono le telecamere tutti ci ripensano ed i bottoni rossi vengono premuti: per fortuna il worm creato da Meron, iniettato su entrambi i software con la complicità di Nofar e Sharareh, ha fatto il suo dovere ed impedito il folle disegno dei militari.


Spassosi titoli di coda su un bel rap in lingua farsi (“Hichki”)…ma tutta la colonna sonora è simpatica (come il brano in ebraico “Chiribim Chiribom”) e meritevole di ascolto.


Cliccate qui per il trailer del film in inglese e...buona visione!




Fonti:

121 visualizzazioni0 commenti
bottom of page