Non andare in Iran!
Davvero, non farlo, non lasciarti convincere, stai a casa! Se ci vai, ti ammalerai. Tutto in una volta, dopo pochi giorni, e non ne guarirai più. Al quarto giorno di viaggio comincerai a vaneggiare di tornarci prima o poi. Al settimo vaneggerai di tornarci appena possibile. Al decimo non vorrai tornare a casa.
Invece a casa ci dovrai tornare, perché tutte le cose belle finiscono, soprattutto quelle col volo di ritorno già prenotato, e ricomincerai a fare le cose di tutti i giorni. Però... ti sorprenderai a intervallarle con un ricorrente monologo su quanto tu sia rimasto stupito, entusiasmato e meravigliato; di quanto tu l’abbia trovato diverso da come te lo immaginavi. E la gente, signori, la gente! E gli iraniani di qua, e gli iraniani di là… Ti renderai rapidamente conto che c’è qualcosa che non va, che qualcosa in te è cambiato. Il risotto alla milanese è buono ma… con lo zafferano si può fare ben altro, signora mia. E non ha più lo stesso sapore, anche perché lo farai con quello comprato a Esfahan, in quel negozietto... Comincerai a pensare che in casa tua ci starebbe proprio bene un bel tappeto persiano, che il thé ad ogni ora del giorno è proprio piacevole e ti scoprirai a comprare compulsivamente sciarpe e foulard “per la prossima volta”.
È solo questione di tempo ormai: sei stato contagiato dal mal d’Iran. Non c’è cura se non ricominciare preparare i bagagli.
Non andare in Iran, se tieni alle amicizie! Ti ritroverai con amici lontani che non potrai vedere e che ti manderanno continuamente messaggi del tipo “When are you caming back?
”, “We all miss you”, “Khodahafez”… Ti ritroverai Facebook popolato da strani nomi pieni di h e k e volti sorridenti senza poterci fare niente. La rubrica del tuo cellulare, di WhatsApp e di Telegram esploderà di prefissi +89. Il tuo cuore si spezzerà in tanti, tantissimi pezzettini che ti ricorderanno i cristalli del soffitto del Golestan Palace ogni volta che dovrai rispondere un “ci vediamo presto”, sapendo che tanto presto non sarà possibile.
Non andare in Iran perché è enorme, e appena capirai che le cose da vedere sono infinitamente di più di quelle che hai visto, finirai per passare le ore su Google Maps a salvare posti su posti su posti in cui vorresti andare, sognando ad occhi aperti montagne, deserti, palazzi, chiese, mari, moschee, valli, isole, musei, mostre, architetture, murales. Tutti imperdibili. Aggiungere nomi alla tua lista diventerà una droga e un palliativo alla nostalgia.
Non andare in Iran perché ti farai detestare dai tuoi ospiti, ai quali inizierai a preparare pietanze strane, dai sapori speziati e profumati di cardamomo, acqua di rose, cannella, lime, melograno… A te evocheranno le magnifiche cene che ti hanno offerto i tuoi amici lontani e le ore passate piacevolmente a chiacchierare e a recitare chi una quartina di Hafez, chi una frase di Khayyam… Ma per loro saranno pietanze strane e basta, anche perché non le sai cucinare e qua certi ingredienti non hanno lo stesso sapore.
Non andare in Iran, perché sarà spiazzante scoprire che esiste un modo diverso per vivere, lavorare, rapportarsi con le persone, concepire la vita. E non è peggiore del tuo, anzi. Ogni tua certezza sarà annientata.
Non andare in Iran, perché ti verrà paura. Paura della persona che sei stata fino ad oggi e dei pregiudizi che scopri di esserti tirato dietro inconsapevolmente per tanto tempo. Paura della quantità di certezze che pensavi di avere e che ti vedrai sgretolare sotto gli occhi ogni volta che incontrerai un volto sorridente, chiederai un’informazione o entrerai in una moschea. Avrai le vertigini sia perché capirai che l’Iran non è il paese che ti hanno fatto credere, sia perché capirai di essere stato un fesso a lasciaglielo fare.
Non andare in Iran, perché il mondo non ti sembrerà mai più come prima. E capirai che andare in Iran è stato l'errore più bello della tua vita.
